Prometeo - Oltre il fuoco

Prometeo – Oltre il fuoco. Dialoghi coreografici

Giovedì 30 novembre alla Casa Teatro Ragazzi di Torino si è svolto un interessante e fruttuoso incontro di giovani coreografi che hanno intessuto un dialogo di stili coreografici sul tema Prometeo – Oltre il fuoco.

Su invito di Raphael Bianco e della fondazione Egri per la danza, si è assistito alla presentazione in prima assoluta dei lavori di Patricia Apergi, Marco Chenevier e Salvatore Romania che oltre allo stesso Raphael Bianco si sono confrontati sulla figura del titano Prometeo che per amore dell’umanità si immolò per essa.

Terzo appuntamento di una Trilogia della Civiltà, i cui primi appuntamenti sono stati dedicati a Faust e Orlando, Prometeo – Oltre il fuoco è stata una vera occasione di confronto tra quattro coreografi diversi per stile e pensiero che hanno dialogato tra loro e con il pubblico attraverso il linguaggio della danza.

Il mito del dio che amò gli uomini e fu inviso agli dei ha ispirato interpretazioni diverse dimostrando una volta di più, e qualora ce ne fosse bisogno, l’universalità del mito e la sua capacità di parlare dall’abisso del tempo al presente odierno.

Patricia Apergi, coreografa greca maestra nell’intessere intricatissime trame di contrappunti ritmici su scottanti temi politici, si interroga, quasi rabbiosamente su chi siano i ribelli oggi. Il fuoco e la luce passano di figura in figura, nella ripetizione e variazione dei temi sapientemente intrecciati. Una danza che scuote e quasi aggredisce con repentini cambi di ritmo, sincopi, accelerazioni improvvise, accumulo e rilascio di forze esplosive.

Marco Chenevier attraverso accumulazione di plastiche figure ispirate alla statuaria greco-romana, ma che ricordano anche il Voguing degli anni ’90, affronta tematiche di genere. La montante tensione di cui si caricano i danzatori nei lenti spostamenti e nelle stasi sfocia in un bacio universale che unisce uomini e donne in tutte le possibili varianti e sfocia infine in un bassorilievo di corpi nudi e ribelli.

Raphael Bianco si ispira alla figura di Aung San Suu Kyi e presenta la sua versione del sacrificio di Prometeo attraverso il corpo della donna che diventa strumento di libertà contro l’oppressione, ma anche capro espiatorio, corpo tragico che ispira alla ribellione.

Salvatore Romania, infine, attraverso una danza fortemente ispirata, a mio avviso, da quella di Roberto Zappalà, rappresenta un’umanità oppressa dallo strapotere di Zeus, un’umanità che si dibatte a terra come insetti, sciame oppresso e forse non più ribelle, ma colma della necessità di una nuova rivolta alla ricerca di un uomo nuovo.

Al di là degli stili e dei risultati estetico-artistici in questo Prometeo – Oltre il fuoco troviamo una danza viva, aperta al confronto con se stessa e con il mondo. Una danza che parla varie lingue e dialetti ma che non teme il dialogo e l’incontro. Grande merito a Raphael Bianco per aver costruito insieme alla Fondazione Egri per la danza questa occasione. Con umiltà e dedizione ci ha offerto una serata in cui si è potuto ammirare la forza esplosiva ed eversiva del corpo in movimento. Una compagnia che attraverso i suoi interpreti, si è calata nella dimensione dell’ascolto e del confronto, rendendosi strumento dell’epifania del linguaggio danzato.

Un continuo e proficuo traslare in diversissime manifestazioni del movimento e della composizione coreografica, non tralasciando l’apertura verso il mondo che troppe volte manca. Apertura che non significa per forza quotidianità e cronaca, ma la capacità di far risuonare entrambe le corde della scena e della platea. C’è da augurarsi che consimili occasioni capitino più spesso, momenti in cui la danza attraverso il suo specifico linguaggio, attraverso le contaminazioni fruttuose che può continuare ad avere e nell’ibridazione con le altre arti dal vivo, parli al pubblico senza proclami ma con l’azione incisiva della pratica artistica e con il linguaggio vivo e sempre attuale del corpo in movimento.

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