Cantico dei cantici

IL CANTICO DEI CANTICI di Fortebraccio Teatro

La piccola Sala del Ricamo di Castello Pasquini di Castiglioncello è arredata con pochi oggetti: una panchina, sulla quale giace distesa una figura umana, forse uomo, forse donna, una pianta, e una console in stile radio, composta da una cornice e dei microfoni e con la scritta “on air” spenta. Questo è il primo impatto con l’allestimento del Cantico dei Cantici di Fortebraccio Teatro.

Sentiamo uscire dalle cuffie in lontananza le note di Every me, every you dei Placebo. E nel momento in cui questo strano personaggio sulla panchina si mette le cuffie veniamo avvolti dalla musica. E appena l’uomo (o forse è donna?) si alza in piedi e si posiziona alla console entriamo con lui in un’altra dimensione.

Il personaggio è strano, sgangherato, dal trucco pesante e sbavato. Inizia a parlare al microfono come lo speaker o DJ di una radio, un po’ uomo e un po’ donna, un po’ clown, un po’ tossico. L’aspetto sembra fuorviare rispetto alle sue parole chiare, scandite, dolci e sognanti. Piano piano il personaggio si svela sempre di più, entra nel testo, che inizialmente sembra più un raccontare, come se parlasse di qualcun altro, ma piano piano lo vive sempre di più. E’ lui lo sposo ma anche la sposa, è lui l’amore, lo sente, lo vive adesso (o l’ha vissuto? non importa).

Una struttura a cipolla, che strato dopo strato entra sempre più in profondità e svela sempre di più la nudità delle emozioni pure, scarne, vulnerabili e senza genere eppure tenere, sensuali e reali. Così anche il personaggio piano piano si alleggerisce dei suoi orpelli diventando sempre più naturale, nonostante gli effetti sonori sulla voce, che sono però perfettamente coerenti al crescendo emotivo, da non sembrare artificiali, sono anzi parte della trasformazione che è in corso.

Roberto Latini è in scena da solo. Il testo del Cantico dei Cantici è protagonista. La musica, sapientemente gestita da Gianluca Misti, si mischia alla voce di Latini e al gioco di luci in una commistione dall’effetto cinematografico. Le parole diventano immagini impresse nella mente, corpi carnali che prendono vita. La tenerezza diventa struggente sofferenza, nostalgia, rimpianto e amore commovente.

Il Cantico dei Cantici di Fortebraccio Teatro è uno di quei rari spettacoli che fa davvero dimenticare di essere seduti in teatro, porta da un’altra parte. Troppe volte guardando uno spettacolo viene da notare gli aspetti tecnici, le luci, la voce, la musica. Seppur immersi nella bellezza di molte performance si rimane sempre consapevoli del nostro ruolo di osservatori esterni. Solo raramente avviene la vera magia e l’intensità emotiva cresce a tali livelli da travolgere lo spettatore e portarlo in un altro mondo. Ogni volta che succede, come è avvenuto in questo caso, dopo mi sento un po’ orfana, ne vorrei ancora. Rimane in testa la domanda: perché non sono tutti così gli spettacoli?

Latini, la sua voce, la sua presenza e un uso davvero eccezionale della musica e delle luci creano un continuum spazio-temporale parallelo alla realtà. Si entra in un sogno, in cui uno strano personaggio sembra parlare di un amore forse passato, forse perso, forse solo sognato, facendoci rivivere le sue stesse emozioni, lasciando un segno nel profondo di ciascuno di noi.

Di Margherita Landi

Ph: ©Fabio-Lovino-

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