Domesticalchimia

IL CONTOURING PERFETTO: di DOMESTICALCHIMIA

Cos’è il counturing evocato da Domesticalchimia? « con il termine contouring, detto anche sculpting o shading, si indica una particolare tecnica di make-up che gioca con i colori chiaro-scuri per dare tridimensionalità. Consiste nell’applicare prodotti specifici che evidenziano determinate zone e ne mettono in ombra altre, correggendo, smussando e armonizzando i lineamenti del viso».

Meraviglioso tranello di titolazione: non c’entrano trucco, maschere o nascondigli. Parliamo di tecniche di difesa. 

Un’ovazione di pubblico ha salutato al Teatro delle Passioni di Modena l’ultima replica de Il contouring perfetto, spettacolo gradevolmente tutto al femminile presentato da Domesticalchimia

(produzione dietro alla quale annoverare Francesca Merli alla regia e le bravissime Zoe Pernici, Elena Boillat e Barbara Mattavelli): una roba da pazzi, uno spartito surreale, spazio impossibile, quando impossibile è solo un apparentemente inspiegabile.

I contorni ideali in cui vivere” funge come ottimo sottotitolo di questa una passeggiata paranoide nell’oscurità di una scena vuota: in una casa-fortezza una ragazza si sveglia, entriamo senza bussare ed è lei sorridendo a rivolgersi a noi. Anita non esce di casa, meglio contare le macchie di muffa sulle pareti. Quale promenade du poète, niente strade strette e misteriose per il blogger di oggi. Ma neanche patologica immobilità. La quotidianità casalinga di Anita si muove per vettori mobili ma mai angusti, magistralmente riprodotti con precisione marziale, asserviti alla stessa scansione della giornata: letto, bagno, una bella frittata (ah, l’uovo paradigma dell’essenzialità ed efficienza contemporanei!) e si parte con gli “#quattromilapassi” sul posto, nuovo record personale che aspetta solo di essere condiviso con un’audience fidata e sempre presente: i followers del blog e la migliore amica Sam, donna-bambola eccelsa nell’articolazione del “body language”, di gran lunga più eloquente ed essenziale della parola (oltre che davvero esilarante). Nel vuoto, le pareti incorniciano una quotidianità contornata da presenze. Tantissime presenze.

Francesca Merli e Riccardo Baudino, firmatari di questa drammaturgia calibrata dalla quale le ombre emergono con una rapidità ironica e surreale, linguaggio che si burla della rotondità sferica del realismo quanto dello psichico, lanciano una domanda dalle righe del foglio di sala: «Che cosa succede quando scopriamo che i cecchini appostati sulle torrette di difesa hanno facce molto simili alle nostre stesse paure?». Che qualcosa si scardina. E la presenza diventa quella del mostro acquattato nella cantina scura. Tanto meglio. Meglio occupata che vuota. Il vortice allucinatorio in cui cade l’assuefatta alla solitudine dello schermo del pc diventa sempre più avvolgente, l’incontro con La Signora (orribile pop-up, proiezione personale o virtuale?) che le denuncia il complotto di portata mondiale ad opera dei “Rettiliani”, celati sotto le mentite spoglie di persone reali, innesca per la loquace e “super-social” Anita un movimento di distruzione di tutte le sue perfette forme di difesa: be careful sweetheart, è la paura della paura che genera altra paura. E ancora non basta. Il male, dove che questo sia, è invenzione necessaria. E l’atto creativo genera movimento. Il come diventa biografia.

Immerso nell’attualità senza mai scadere in un apologo-condanna sull’incidenza dei social per la definizione dell’sé (questione esistente ma sempre a rischio di piatta retorica), Il contouring perfetto della produzione Domesticalchimia fa come suoi punti forti ritmo e partitura, gusto della variazione e del pop. Un meccanismo narrativo che si trattiene equilibrato, si espande per tornare a contrarsi: complice l’urgenza di un’attorialità che riporta sovrano il corpo immerso nel vuoto. Che chiama in causa anche il pubblico. Chiamati nel “dentro” dello sguardo di Anita, proiezioni allucinate di una cantina abitata.

Di Maria D’Ugo

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