Come ogni anno torna Interplay il festival guidato da Natalia Casorati, vetrina torinese della nuova danza. Questa nuova edizione si apre con due lavori molto interessanti: Beyond indifference della coreografa svizzera Tabea Martin e il pezzo breve Crossword del giovane Matteo Marfoglia, artista italiano che vive e opera in Gran Bretagna, già vincitore di prestigiosi riconoscimenti.
Beyond indifference di Tabea Martin inizia in un nitore abbagliante. Sei danzatori vestiti di bianco, candidi i capelli, le pareti e il pavimento. Raggiungono gli strumenti e iniziano a suonare come un gruppo rock a X Factor. Sul fondo uno dei sei scrive con la vernice rossa la parola: Liar – bugiardo. Chi è bugiardo? Lo spettacolo? o il mondo?
La scena si evolve e la scena si spacca letteralmente in due metà: da una parte i danzatori come figure reali, con le loro storie e le interazioni che li connettono al mondo; dall’altra gli stessi danzatori nelle vesti più estrose e pop di cantanti e musicisti. Quale delle due metà è quella vera? Entrambe? Forse nessuna?
In Beyond indifference di Tabea Martin siamo di fronte a una grande zona grigia in cui è impossibile distinguere qual è la maschera e quale il volto al di là di essa. Siamo di fronte a un continuo scivolare in mondi paralleli e contigui avvinti in un abbraccio inscindibile. L’unica certezza è che il mondo “reale” (impossibile questa parola siamo sulla scena dove tutto è rappresentazione) è più violento, urticante, graffiante perfino quando ci strappa una risata; mentre quello “virtuale” (anche questa parola è solo d’uso contingente), quello da cantante punk o pop o industrial è più laccato, perfettino, educato, pronto a piacere.
Due mondi che sottostanno alla parola sul fondale bianco: bugiardo. Tutto è impostore quello che sta sulla scena e quello che pertiene al gran teatro del mondo. Pirandellianamente siamo circondati da centomila e una maschera. Sollevandone una ne scopriamo un’altra con un volto diverso eppure uguale.
E così si passa dalle storie di famiglia, agli amori, alle relazioni interpersonali via via in tutti gli stadi della vita e sempre sotto una latente vena violenta appena nascosta da una membrana esile di confortevole simpatia. Ma attento osservatore che il velo è tanto sottil che il trapassar dentro è leggiero.
Beyond indifference di Tabea Martin giunge a una conclusione. Come i clown nell’arena di un circo, i danzatori cadono a terra in una morte simulata. Solo uno sopravvive e si trasforma in un presentatore da reality. Chi ha vinto di questi cinque morti? Quella simpatica e sbarazzina? La spagnola i cui genitori si amano ancora dopo trent’anni di matrimonio? Siete curiosi? And the winner is…?
Ma la vincitrice si autoproclama. Irride i perdenti e il presentatore. È la danzatrice serba che è anche barman. E dalle quinte giunge un bancone pieno di alcolici e lei con l’aiuto degli altri incomincia a creare cocktail in scena. Alcuni vengono offerti al pubblico. Questa è la sua immagine reale? Sul fondale intanto viene aggiunta una S: liars – bugiardi. Chi sono i bugiardi? Noi o loro? La scena o la vita?
Crossword di Matteo Marfoglia è il preludio del festival. Un piccolo pezzo che prelude e prevede uno sviluppo. Quattro danzatori si aggirano sul palco nella penombra mentre gli spettatori si accomodano. Le luci in sala si attenuano e iniziano ad apparire dei quadranti che si susseguono in senso antiorario. Ciascuno contiene un danzatore che svolge i suoi movimenti. In sottofondo dei paesaggi sonori: le istruzioni di volo degli assistenti Ryanair, una favola per bambini, un comizio politico, un film con Tom Cruise. Quadrante per quadrante si svolgono le linee di danza interpretazione di dialoghi in una lingua che i danzatori inglesi non capiscono.
Infine i quadranti si illuminano contemporaneamente e le linee provano a essere una polifonia di voci in contrappunto. Esplorano possibilità di coesistenza: perfino un accordo unisono e simultaneo. Poi il buio e il suono di un metronomo a battere il tempo.
Un’ottima apertura di festival a Interplay. Due lavori intriganti: Crossword di Matteo Marfoglia ci presenta un nostro talento che opera fuori confine, Beyond indifference di Tabea Martin un’opera tagliente sotto la sua veste leggera e sbarazzina, proveniente da un paese, la Svizzera, che negli ultimi decenni ha fortemente investito su tutta la filiera educativa, formativa, produttiva e distributiva, cominciando a sfornare talenti da esportazione (ricordiamo tra gli altri Milo Rau, Ioannis Mandafounis, Daniel Hellmann).
Lavori come Beyond indifference sono frutto sì del talento, ma anche della cura per farlo emergere. Le due cose sono necessarie e inscindibili. Semi fruttuosi nelle terre aride sono cosa rara. Più un miracolo di natura che una consuetudine. Coltivare i talenti è compito di un’azione politica, i miracoli sono affari della divinità. Sia l’una che l’altra in questo paese sono date per disperse.
Ph: @Ree