È un “confronto all’americana” quello che ci presenta Livia Ferracchiati in Todi is a small town in the center of Italy, sottoponendo i quattro attori in scena all’esame visivo del pubblico. La distanza tra la scena e la platea sembra una distanza di sicurezza, ma se il testimone di un crimine si trova al riparo dietro i classici vetri oscurati di un commissariato di polizia, qui il testimone diventa il vero oggetto dell’identikit: il testimone si guarda allo specchio. Questa è l’operazione compiuta dalla Ferracchiati a nostra insaputa, a tradimento per così dire.
Caroline, Michele, Elisa e Stella, un gruppo di amici che si frequentano fin da bambini, sono in fila a fondo scena e alle loro spalle un fondale stampato restituisce l’immagine di un mosaico senza colori, o forse di uno specchio che si sta crepando ed è sul punto di andare in pezzi. La luce che li inonda è violenta, fa pensare alla stanza di un interrogatorio più che al set dove si sta girando un documentario su Todi e i suoi abitanti.
Sì, perché i quattro amici sono un piccolo campione di oltre un centinaio di studenti intervistati su temi che vanno da come si vive in un piccolo paese dove tutti si conoscono, a cosa sia meglio non fare per evitare la condanna dell’opinione pubblica.
La città umbra di Todi è lo scenario in cui agiscono i nostri personaggi, che si muovono idealmente per quei luoghi di aggregazione sociale che sono sempre gli stessi da generazioni, come la storica gelateria Pianegiani, le gradinate del Teatro Comunale o il pub “L’olandese volante”. Ognuno di questi luoghi rappresenta la piazza con tutto ciò che ne comporta, non escluso il “mettersi in piazza” e, per estensione, sottoporsi al giudizio.
I dialoghi tra i soggetti dell’intervista a cui stiamo assistendo in diretta sono il risultato di un grande lavoro di rielaborazione di un vasto materiale documentario che è parte integrante dello spettacolo (già all’ingresso in sala il pubblico è accolto da estratti delle interviste agli abitanti di Todi, trasmessi su un piccolo schermo tv posto a lato della ribalta, poi i video vengono sovrapposti alla scena con un montaggio tra finzione e realtà che è l’ossatura dell’opera). Ma il processo di rielaborazione non si ferma qui, perché condiziona anche il lavoro sul linguaggio, ottenendo una parlata dialettale che non è solo la la lingua di Todi, è una lingua reinventata che diventa la lingua di tutti, proiettando la dimensione locale della provincia in una dimensione nazionale. Ciò che si osserva a Todi è emblematico di quanto accade nella provincia italiana tout court, come il titolo stesso dello spettacolo sottolinea ponendo l’accento sulla posizione geografica: quell’essere “in the center of Italy” rivela da subito l’utilizzo della sineddoche.
Un gioco di specchi questo lavoro di Livia Ferracchiati che va a focalizzare i comportamenti, le abitudini e le dinamiche di una realtà congelata come quella di una piccola città di provincia (ma può valere anche per un quartiere) dove non succede mai niente di nuovo, ed è un’immobilità che inquieta, e dove tutti sanno tutto di tutti, tanto che ci si guarda bene dal parlare di sè anche di fronte al migliore amico. La paura di svelarsi troppo, di essere giudicati offrendo a sguardi sempre indiscreti un punto debole, un segreto o la propria stessa individualità si confronta da un lato con l’amore per la propria città (“Il 100% degli intervistati pensa che Todi sia bellissima; l’85% mai se ne andrebbe da Todi”) e dall’altro con la volontà dell’affermazione di sè. È un confronto che non ha una soluzione, perché Todi appare davvero come una prigione e fuggire, anche solo uscendo dagli schemi, si rivela impossibile.
Un quinto personaggio, il documentarista, filtra ciò che accade in scena mettendo in comunicazione il mondo del giudizio (il pubblico) con la realtà su cui ha puntato l’obiettivo. Ma ciò che l’ottica inquadra ci parla più di ciò che si nasconde nelle crepe piuttosto che della realtà stessa, amplificando un non detto fatto di turbamenti, di piccole increspature che incrinano le apparenze. Questo piano narrativo appare però un po’ forzato e stucchevole e non convince fino in fondo.
Livia Ferracchiati in Todi is a small town in the center of Italy costruisce uno spettacolo divertente che riesce a forzare gli schemi dell’inchiesta sulla morale e sui tabù attraverso uno sguardo ironico e pungente.
Nicola Candreva